INGREDIENTI
Per i biscotti:
- 500 g di farina di grano duro
- 1 cucchiaino di liquore all’anica
- 5 uova
- ½ bicchiere di olio di oliva
- sale q.b.
- zucchero q.b.
Per la glassa:
- zucchero a velo
- acqua q.b.
- un cucchiaio di succo di limone
PREPARAZIONE
Impastate la farina aggiungendo il liquore all’anice, l’olio e le uova.
Prelevate dall’impasto dei bastoncini di 2 cm di diametro e formatevi dei taralli di forma circolare.
Portate a bollore una pentola d’acqua, immergetevi poco alla volta i vostri biscotti e, man mano che vengono a galla, prelevateli con una schiumarola e scolateli su un canovaccio. Passateli poi in forno a 200 gradi per una ventina di minuti, fino a quando saranno dorati.
A questo punto bisogna prestare particolare attenzione alla preparazione della glassa: sciogliete lo zucchero a velo in acqua (1 kg per 250 cc di acqua), quindi fate bollire per qualche minuto (4-5 minuti in genere), aggiungendo il succo di limone e mescolando continuamente in modo da ottenere un composto denso e cremoso. Un trucco per verificare l’esatto grado di consistenza è quello di prendere il liquido zuccherato, lavorarlo con pollice e indice e valutare se, allontanando lentamente le dita, si vada a creare un filo solido, che non si spezzi.
Adesso togliete il composto dal fuoco e lavoratelo velocemente aiutandovi con uno sbattitore da cucina, fino a quando non diventerà una pasta di colore bianco neve (la lavorazione può essere eseguita in alternativa spatolando energicamente il composto su di un piano di marmo).
Quindi fate sciogliere lentamente la glassa a bagnomaria per riportarla alla consistenza originaria.
Immergete i vostri biscotti raffreddati nella glassa e lasciateli asciugare.
CURIOSITÀ
I biscotti al “naspro” sono dolci tipici lucani ricoperti da una delicata glassa bianca aromatizzata al limone, preparati tradizionalmente per il Carnevale, la Pasqua e altre importanti ricorrenze.
Un tempo era il dolce simbolo del matrimonio poiché le famiglie benestanti, grazie all’aiuto di donne esperte chiamate “mustazzulare”, lo offrivano agli invitati al banchetto nuziale.
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