La promozione delle ricchezze dei nostri territori è da sempre tema centrale, che richiede la giusta attenzione affinché sia adeguata ed efficace. Per questo motivo la sua natura si evolve adattandosi ai tempi, per poter essere sempre attuale e raggiungere un pubblico sempre più ampio, anche grazie all’utilizzo della tecnologia, portando la conoscenza dei luoghi ad un livello globale.
Si inserisce in questa prospettiva una recente iniziativa: la realizzazione di un tour virtuale del Museo Archeologico di Grumentum, fruibile da tutti in qualsiasi momento ed a cui è possibile accedere da questo link:
Si tratta di un progetto realizzato da Feem Servizi srl. Un progetto che si inquadra coerentemente con la sua mission perché, come si legge sul sito di Feem, “Feem è presente in Basilicata dal 2007 e si propone di supportare i processi decisionali e di pianificazione regionale attraverso studi, analisi e pubblicazioni sulla rigenerazione urbana e territoriale e di promuovere buone pratiche, basate su innovazione tecnologica e principi di economia circolare, con particolare attenzione ai settori dell’agricoltura , del turismo e della valorizzazione del patrimonio naturale e culturale” .
Su questa iniziativa e sui suoi risvolti anche futuri abbiamo intervistato Francesco Tarlano, Direttore del Parco Archeologico di Grumentum.
In che modo i musei e i parchi archeologici in particolare possono innovarsi, per attrarre l’attenzione di persone che non sono abituate a frequentarli?
«I musei e i parchi devono innovarsi in maniera corretta e controllata, attraverso l’utilizzo dei moderni strumenti di comunicazione, mantenendo però inalterato il vero valore del patrimonio culturale, che è universale e non ha tempo. Del resto, il fascino delle rovine dura da secoli: si pensi ai Grand Tour del XVIII secolo e al fascino immutato che i siti archeologici hanno mantenuto nel tempo.»
Qual è in linea generale la fruizione di questi luoghi allo stato attuale?
«La fruizione dei musei e dei parchi archeologici è in linea generale molto buona, soprattutto per i grandi attrattori. Nel mio caso, nonostante la collocazione decentrata rispetto ai principali luoghi turistici della Basilicata, la particolarità del sito attrae soprattutto visitatori esperti ma si è ultimamente aperta molto alla fruizione delle comunità del territorio, che sono i primi protagonisti nella tutela e valorizzazione partecipata.»
Ci sono nuovi modi per coinvolgere in particolare i giovani?
«Il principale coinvolgimento che il Museo sta attuando verso i giovani è legato alle attività congiunte che si stanno facendo con le scuole del territorio. Negli ultimi periodi la stipula di protocolli con istituti scolastici che hanno svolto tirocini e PCTO presso il Museo ha dotato lo stesso di strumenti fondamentali. Ad esempio, l’azione congiunta di enti istituzionali (i comuni), del Museo (che è ente ministeriale), e delle scuole ha quest’anno dotato il museo di contenuti multilingue, realizzati da studenti del territorio che hanno operato presso il Museo e hanno a loro volta ampliato le conoscenze sulla storia della Val d’Agri. Anche i più piccoli hanno svolto attività laboratoriali con risultati eccellenti, quali ad esempio la riproduzione di reperti mobili e di mosaici delle domus di Grumentum.»
Che ruolo possono avere in questo le nuove tecnologie?
«Le nuove tecnologie sono attraenti ma pericolose: nella lettura e interpretazione del patrimonio culturale devono necessariamente rappresentare solo un mezzo per migliorarne la fruizione, ma vanno utilizzate nella giusta misura, per evitare il rischio che il fruitore (quello non specialista in particolare) rincorra l’uso eccessivo delle stesse “distraendosi” dal valore culturale di un bene che ha attraversato secoli di storia.»
Come è stata l’esperienza di realizzazione del virtual tour e quali sono stati i soggetti coinvolti?
«Il Virtual tour ha rappresentato uno degli esempi a mio parere virtuosi di fruizione e valorizzazione dei beni archeologici museali, realizzato anche in questo caso in collaborazione con un istituto scolastico (il Liceo di Viggiano) e la FEEM che ha curato gli aspetti tecnologici, mentre la selezione dei reperti e l’aspetto contenutistico è stato curato dalla Direzione del Museo.»
Qual è il risultato atteso?
«Il Virtual tour è uno strumento aggiuntivo, che non può sostituire la visita fisica al Museo, ma che permette di incrementare la divulgazione dei beni archeologici del Museo anche grazie all’uso della rete.»
Se vi abbiamo incuriositi, potete vivere quest’esperienza virtuale al link
E siete anche attesi qui per poter godere della bellezza e ricchezza di questi luoghi di persona, per un’esperienza ineguagliabile!