Si è svolta settimana scorsa una due giorni che ha visto protagonisti la natura e il territorio; per celebrare il centenario della nascita dei Parchi Nazionali in Italia, Il Parco dall’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese ha curato un evento dal titolo “Il futuro delle aree protette tra Natura, Cultura e Comunità” che ha visto ampia partecipazione e importanti presenze, tra cui il presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il direttore del Parco Nazionale Gran Paradiso, il direttore del nostro Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e l’assessore all’ambiente della Regione Basilicata Latronico, per citarne alcuni, oltre alle guide dei parchi e ai rappresentanti di diversi Centri di Educazione Ambientale locali.
Ci aiuta a ripercorrere le tappe delle giornate e i contenuti che sono stati fulcro della discussione Giovanna Petrone, presente all’evento in tripla veste, in quanto presidente dell’associazione Guide Parco dell’Appennino Lucano (presente con una delegazione di guide), coordinatrice per la Basilicata dell’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche (AIGAE), e responsabile del Centro di Educazione Ambientale ed alla Sostenibilità (CEAS) di Viggiano.
Durante il convegno è emerso come sia anacronistico parlare del Parco dell’Appennino Lucano come del più recente, considerando che non è l’ultimo istituito e che ormai ha già 16 anni, dunque scherzosamente è stato definito “un parco adolescente”, con un peculiare patrimonio naturalistico da valorizzare e tutelare; «come guide si cerca di promuovere e tutelare attraverso la conoscenza, preservare tutto il patrimonio da eventuali danni e salvaguardare soprattutto la biodiversità quindi la convivenza di diverse specie botaniche e faunistiche, ma naturalmente anche ciò che riguarda il patrimonio culturale che caratterizza questo territorio» ci conferma la dott.ssa Petrone.
«Oltre a quello di Viggiano, erano presenti diversi centri di educazione ambientale, che infondo hanno la stessa mission delle guide, se così possiamo dire, ovvero quella di educare al rispetto del territorio, alla conoscenza e alla tutela; ritornano sempre più o meno i temi citati in precedenza, di cui si è discusso molto nel pomeriggio.» Ci racconta infatti che si è creato un momento di confronto con la Regione Basilicata e l’Ente Parco, proprio in merito a quelle che sono le azioni da avviare nei i prossimi anni per continuare l’opera di tutela e promozione del territorio, soprattutto per investire in un ambito così importante e decisivo in questo preciso momento storico, come l’educazione ambientale.
Durante la mattinata si è svolto invece il convegno nello Chalet della Montagna Grande di Viggiano, in cui sono stati celebrati i due parchi “più anziani” d’Italia, se così li possiamo definire, guardando al passato per poter trarre insegnamenti per il futuro; è seguita una breve escursione al Museo del Lupo sempre nella località della Montagna Grande di Viggiano, sito a circa 1400 metri, con una vasta e rigogliosa faggeta a fargli da cornice. Il museo è gestito sempre dal CEAS di Viggiano, e al suo interno si è parlato soprattutto della salvaguardia di questa specie, da sempre vista come una minaccia per il territorio e chi lo abita, ma al contrario si sta cercando di operare una rieducazione nel senso opposto, per potere invece tutelarla.
Nella giornata successiva, invece, si è optato per una diversa area, spostando l’attenzione sul territorio di San Martino d’Agri, con un’escursione alla Murgia di Sant’Oronzo. Qui il focus sulla tutela delle specie è stato sul capovaccaio, poiché proprio lì è presente una zona speciale di conservazione, dove questi esemplari vanno a nidificare. Nel pomeriggio si è concluso l’evento con una visita al Parco Archeologico di Grumentum, sito scelto per il concerto di chiusura, un momento emozionante grazie alla maestria di due artisti lucani, Graziano Accinni e Gianmarco Natalina.
Questo evento è servito, tra le altre cose, anche ad accendere i riflettori sui problemi presenti in queste aree e le possibili soluzioni, tracciando un percorso da intraprendere per garantire a questi luoghi un futuro certo. «Sono già diversi anni che mettiamo in campo numerosi progetti da svolgere con le scolaresche, quindi con i più piccoli – afferma la dott.ssa Petrone – ma quello che è emerso da diverse esperienze è che bisogna scavare più in profondità e andare a rieducare l’adulto per poter essere realmente incisivi».
In conclusione chiediamo quale sia il ruolo attivo che ognuno di noi dovrebbe avere proprio per tutelare questi luoghi e rispettarli: «Sicuramente mi vengono in mente una serie di azioni sia a partire dal singolo che comunitarie, che possono essere relative al rispetto degli habitat, quindi eliminare l’abbandono di rifiuti che purtroppo persiste, il rispetto delle specie autoctone che sono presenti in questo territorio e una maggior consapevolezza dei comportamenti corretti da assumere nell’ottica di una salvaguardia di quest’area che non abbiamo semplicemente per noi stessi, ma abbiamo avuto in eredità per lasciarla intatta per chi verrà dopo».