Un luogo suggestivo dalla forte spiritualità del culto del francescanesimo, il più interessante della Basilicata. Sito simbolico della storia della comunità marsicoveterese, sottoposto a tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata ed entrato nel circuito delle bellezze promosse dal FAI – Fondo Ambiente Italia, per l’edizione 2021.
Edificio sacro che ospitò l’esponente di spicco del movimento degli Spirituali, poi fondatore dell’Ordine dei Fraticelli, Angelo Clareno. Il convento sarà destinato ad accogliere rassegne teatrali, convegni e celebrazioni, mentre l’area esterna sarà riservata alla costruzione di un anfiteatro, nel quale potranno essere svolte rappresentazioni socio culturali come la tradizionale Via Crucis. Per la riqualificazione della struttura sono state utilizzate risorse finanziarie provenienti dal Ministero dei Beni culturali e dal PO Val d’Agri che però hanno coperto solo una parte e non l’intera proposta progettuale.
Intanto due le indagini effettuate all’interno del complesso. Lavori di scavo stratigrafico che hanno consentito di portare alla luce l’intera planimetria del complesso architettonico nelle sue reali dimensioni e un recupero di una notevole quantità di reperti archeologici datati fine XIII al XV – XVI secolo. Una campagna di reperimento di resti storico-culturali, iniziata il 12 Maggio 2008, sotto la guida dell’archeologa Viviana Antongirolami, concentrati, soprattutto, nell’edificio religioso che è stato liberato dagli accumuli nel tempo, fino a portare in luce la pavimentazione originale. Si narra che frate Clareno giunse in Val d’Agri nel 1334, dove assunse la fama di taumaturgo, attraendo al convento folle crescenti di fedeli da tutti i luoghi limitrofi, e garantendosi una certa immunità e protezione da parte del popolo valligiano. La sua permanenza nel monastero si interruppe solo alla sua morte, avvenuta il 15 giugno del 1337. La sua tomba fu a lungo meta di pellegrinaggi, benché a partire dal XVII secolo, in seguito alla dispersione degli eremiti di Santa Maria dell’Aspro, non se ne trovò più traccia: di lui rimangono il sigillo personale con l’effigie di San Michele, alcune epistole, e l’appassionata testimonianza dei suoi discepoli.
Fonti documentarie raccontano che al tempo di Clareno, nella Valle dell’Agri la popolazione era affetta da diverse malattie alle braccia, agli occhi, alla bocca, e che in molti casi drammatici (fistole, piaghe, ingrossamento dei linfonodi) l’intervento del frate fu miracoloso. Uno dei casi più eclatanti fu quello del muratore di Viggiano, il quale chiese a Clareno l’imposizione delle mani per essere guarito. E il suo tocco fu guaritore. È nell’ultimo luogo di approdo del frate francescano, tra paesaggi di una natura selvaggia, che venne edificato il Monastero di Santa Maria dell’Aspro, dedicato dal frate a Santa Maria di Loreto.
Il monastero fu nel tempo fortemente danneggiato dall’incuria e dai terremoti verificatisi nell’area, in particolare quello del 1857, che causò la fine dell’attività del monastero. Gli interventi di recupero e di restauro implementati dal Comune di Marsicovetere, negli ultimi decenni, hanno reso possibile il recupero della Chiesa e delle mura dell’impianto originario.