“Al pellegrino che s’affaccia ai suoi valichi,
a chi scende per la stretta degli Alburni
o fa il cammino delle pecore lungo le coste della Serra,
al nibbio che rompe il filo dell’orizzonte
con un rettile negli artigli, all’emigrante, al soldato,
a chi torna dai santuari o dall’esilio, a chi dorme
negli ovili, al pastore, al mezzadro, al mercante,
la Lucania apre le sue lande,
le sue valli dove i fiumi scorrono lenti
come fiumi di polvere.”
(Leonardo Sinisgalli, L’ellisse. Poesie 1932-1972)
E tra le lande sud-occidentali è il fiume Agri ad aprirci lo sguardo alla sua valle: la Val d’Agri, quella lingua di terra compresa tra i monti Sirino e Volturino e resa fertile e lussureggiante dallo scorrere del fiume, la cui mappa è puntellata qua e là da massicci montuosi dalle cime innevate, da ondeggianti colline argillose, da fitti boschi e da antichi borghi che conservano il fascino di una storia millenaria.
La valle è stata da sempre luogo di passaggio di diverse popolazioni: dai raffinati Greci agli astuti Romani, dagli audaci Lucani ai Saraceni, poi ancora Bizantini e Longobardi. Proprio qui infatti trovarono le preziose condizioni ambientali che gli permisero di fermarsi e di svilupparsi.
Le tracce dei primi insediamenti neolitici e dell’Età del Bronzo sono tutt’oggi visibili nelle località Civita di Paterno e Murgia Sant’Angelo di Moliterno; mentre il V secolo a. C. segnò l’arrivo dei Lucani, una popolazione di origine sannitica che univa una grande cultura autoctona a una forte influenza del mondo della Magna Grecia.
Fu però l’arrivo dei Romani a stravolgere l’assetto sociale, politico ed economico della valle. Ed essi, verso gli inizi del III sec. a. C., fondarono la città di Grumentum, uno dei principali poli della Lucania antica. Dopo la sua distruzione, avvenuta per mano dei Saraceni intorno all’anno mille, i superstiti in fuga si sparpagliarono sulle cime delle colline circostanti, fondando così i vari attuali comuni.
I secoli medievali furono invece segnati dal susseguirsi di numerose dominazioni (Normanna, Longobarda ecc…), ognuna delle quali avrebbe lasciato la propria impronta.
Una storia travagliata quella della Valle dell’Agri, che nel XIX secolo ebbe anche un ruolo fondamentale nelle cospirazioni antiborboniche, partecipando nel 1821-22 ai sanguinosi moti carbonari e all’esperienza garibaldina del 1860-61, che portò alla proclamazione dell’Unità d’Italia.
Protagonisti negli anni successivi furono invece i briganti e le brigantesse, che si ribellarono allo stato politico loro imposto dandosi alla macchia.
Valle di dominazioni, di briganti, dunque, e di Madonne – il cui culto è il filo conduttore che lega ancora oggi la storia dei diversi paesi. E su di essi veglia la Madonna Nera del Sacro Monte di Viggiano, patrona della Basilicata, venerata dai pellegrini di tutto il Sud Italia.